Nella ricorrenza del 1° maggio, una poetessa di Milano, una donna, di nome D’Andrea – nel manifesto c’era scritto poetessa e anarchica – aveva fatto un comizio al Politeama. il teatro più grande del paese. Aveva gridato, sudata, la voce perforante, aveva steso le braccia.

Come quando si infila un bastone nella brace e d’un tratto si tira su, aveva sollevato le faville: arricchiti pescicani, soldati in trincea, ragazzi morti, vampiri-padroni chinati a succhiare il sangue.
Ma presto, prestissimo, gli oppressori sarebbero stati calpestati, allora felicità e immensa giustizia.
Aveva finito gridando: « Vendicatevi! Ribellatevi! Fate giustizia! ».
Il teatro era colmo di calafati, marinai falliti o in disuso, impiegatucci, barbieri, gente che sentiva il mare ma non lo navigava, udiva narrare di tempeste ma non le aveva mai affrontate e covava la gran voglia di dimostrare che anche loro erano all’occorrenza audaci.
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( Mario Tobino, Sulla spiaggia e di là dal molo, pag. 99 – Arnoldo Mondadori Ed., 1976 )