
Certamente, il Boccaccio, ridottosi povero amanuense, non dovè dispregiare la cipolla dolce e forte. La famiglia Lenzoni che ne ereditò la casa, ebbe il dolce pensiero di riattarla con ogni austera semplicità. Forse poteva risparmiarsi la cura di affidare a Pietro Benvenuti un affresco accademico di Messer Giovanni seduto presso una balaustra. La camera è irremissibilmente sciupata da quell’affresco cosi aspro e inutilmente pomposo.
I due seggioloni, la cassapanca e la clepsidra bastavano all’animazione di quelle pareti. Perchè ove lo spirito voglia spaziare e risentire gli orizzonti vasti del genio boccaccesco, non è inutil cosa salire per l’erta scala alla bella torretta, e salutare le torri di San Gimignano e in giro e in giro per l’ondulazione dei colli, freschi di vigneti e grigi di ulivi, pensare di Firenze e di Siena allor nemiche e oggi gioiosamente riunite nella libertà d’Italia.
Non è il caso di fare un lungo discorso su lo stile delle casette, la maggior parte di grossi mattoni rossi, non deturpati da intonaco. Le porte ne sono strette; ma si vedono, a pianterreno specialmente, le arcate molto grandi. E le finestre quali ripigliano il carattere delle antiche finestre fiorentine, e quali accennano allo stile senese.
( Romualdo Pantini, brano tratto da “San Gimignano e Certaldo” – 1904, Istituto Italiano D’Arti Grafiche )

Una ottima scelta quella di regalarci un brano tratto dal testo di Romualdo Pantini.
Grazie per questa passeggiata nella vita e nella casa, soprattutto, di un poeta che pure dalla “mia” Costiera ha tratto ispirazione per una novella del “Decameron”.
Di certo conoscerai il suo ruolo presso la Compagnia dei Bardi, finanzieri della Corte angioina di Napoli…
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Ti ringrazio per il tuo commento e per il tuo post “La Ravello del Boccaccio” che invito a leggere a questo indirizzo https://marzia.wordpress.com/2015/07/11/la-ravello-del-boccaccio/
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