Giovanni Papini, Scoperta del mare – 2


Spiaggia - 2012 10 29 - DSCF0350

[…]

Ma la mattina, dopo una notte di febbre, il sole spadroneggiava nell’aria e nell’acqua, libero e vincitore. Per la strada sul mare uscii dalle case, uscii dai villini, uscii dai cancelli che avevano tutti, su piastrine di marmo, nomi di caste signore, e non mi fermai finché non ebbi trovato un golfo di scogli chiuso da basse dighe di roccie, dove nulla si vedeva che rammentasse l’uomo. L’arco della riva era coperto da materasse d’alghe nelle quali è bello affondare le spalle per ritrovarsi a tu per tu col cielo. Queste alghe morte, livide, tristi, buttate e ammontate dalla rabbia metodica dell’ onde, sembrano trucioli vecchi profumati di sale marino.

Sono il letto dei naufragati, il giaciglio dei solitari, il tappeto degli uomini scalzi. Quando vi seggo dentro ho l’impressione d’essere una specie di Robinson dimenticato che aspetti per giornate ed annate l’apparizione d’una vela pietosa sul mare deserto.

E quella mattina il mare era bellissimo ma deserto. Una brezza soffice e domestica appena l’increspava a tratti, rendendo simile la superficie blu a una seta cangiante. Razzature lunghe di verde e di viola lo svariavano con immensa preziosità. Ma dove il sole batteva a piombo uno scintillare di punte, uno sciame di mosche d’argento, un incrociarsi di lame di luce, un pulviscolo di mobili diamanti attirava l’occhio incantato e acciecato.

Era un mare tutto pace, tutto amore, tutto placidezza : un mare idillico, un mare d’Arcadia.

C è veramente la guerra in questi mondi, in questo mare così soave, così chiaro, così abbandonato ?  Ed ecco, per confermare l’idillio, un buon veliero lo traversa, calmo e piano, dinanzi a me. Ha due alberi e cinque vele tutte spiegate. Scorre delicatamente sull’acqua, tranquillo, come se appena la toccasse, e di rado un po’ di spuma s’alza attorno allo scafo. Esso passa, ora, sulla zona dei brillanti liquidi e correnti e sembra un vascello di magia, fatto di luce, che traghetti un lago del paradiso.

Altre vele bianche, più piccole e timide, lo seguono. Poi, sugli alberi, si posano le ali bianche dei gabbiani. Uomini e uccelli pescano nella calda larga bianchezza del mezzogiorno.

 

( Giovanni Papini, brano tratto da “Giorni di festa” – Vallecchi, Firenze – 1920 )

 

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. Lilia da Frusseda ha detto:

    Un testo splendido, e così anche le foto

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  2. fulvialuna1 ha detto:

    Un testo stupendo, mi ci perso dentro queste “immagini” meravigliose.

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