Arnaldo Bonaventura, Coreglia Antelminelli 1

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Bagni di Lucca - Ponte a Calavorno
Bagni di Lucca – Ponte a Calavorno – Immagine tratta dal libro “I Bagni di Lucca, Coreglia e Barga” di Arnaldo Bonaventura – Istituto Italiano d’arti grafiche Editore, 1914

Il nome che questo paese ancor reca, cioè Coreglia Antelminelli, dice da sé com’esso sia stato baluardo importante e residenza preferita della famiglia Castracane degli Antelminelli, alla quale appartenne Castruccio. Ma le memorie del luogo risalgono ad epoca molto anteriore giacché ne troviamo menzione perfino in documenti del secolo X. […]

Successivamente una parte di tal Vicaria passò al Comune del Borgo a Mozzano e l’altra formò quello che è anc’oggi il Comune di Coreglia, circoscritto dalla Fegana che lo separa dai Bagni di Lucca, dall’Ania che lo separa dal Barghigiano, e dal Serchio che lo divide dal Comune del Borgo a Mozzano.

In questi tre corsi d’acqua passano, ai punti di confine, tre ponti che meritano di essere qui ricordati. Il primo a incontrarsi, da chi si rechi dai Bagni di Lucca a Coreglia, è quello sulla Fegana, torrente che scende dalle vette dell’Appennino e si getta nel Serchio.

Il ponte, ideato con ardito disegno dall’architetto Nottolini cui si debbono molti pregiati lavori nel territorio lucchese, fu cominciato a costruire sotto il Governo Borbonico, nel 1841. Gli avvenimenti politici del ’47 ne fecero sospendere i lavori, né il Governo Lorenese si curò mai di riprenderli. Finalmente, dopo ben 27 anni, nel 1874 la grandiosa opera fu tratta a compimento e riuscì degna di vera ammirazione, poiché consta di un unico arco avente metri 48.50 di luce e 7 di saetta, senza alcun appoggio, per modo che il Ponte alla Fegana occupa, per la sua ampiezza, uno dei primi posti fra i ponti d’Italia.

L’altro ponte che successivamente s’incontra, cioè il Ponte a Calavorno. merita di essere ricordato per altre ragioni: cioè per la sua antichità e per la bizzarra sua architettura. Il nome gli derivò dal Castello di Calavorno anticamente esistente in quel luogo. Si argomenta che sia stato costruito dagli Orlandinghi o Rodalinghi, signori feudatari di Loppia, i quali erano patroni dell’ospedale di S. Leonardo in Calavorno.

È noto che, nel medio evo, gli ospedali si costruivano abitualmente in vicinanza dei ponti, per renderne più facile l’accesso, ed é quindi probabile che i Rodalinghi curassero la edificazione sì del ponte e sì dell’ ospedale. Si opina da taluni storici, ma non è certo, che il primitivo ponte a Calavorno venisse distrutto dall’incendio che i Lucchesi appiccarono a quel Castello nel 1171: certo, nel secolo XIV, il ponte era così mal ridotto che. nel 1376. gli ufficiali delle varie Vicarie circostanti chiesero più volte, alle pubbliche autorità, sussidi per effettuarne il restauro: e i sussidi furono in parte concessi e il ponte ricostruito nella forma che anc’oggi conserva.

La sua architettura ricorda quella del Ponte del Diavolo per lo sbilancio di altezza tra i soli due archi che lo compongono: l’uno de’ quali ha 47 braccia di luce e una curva molto accentuata, mentre l’altro, a sostegno della parte pianeggiante, è appena un terzo del principale: ponte, per conseguenza, assai scomodo al valico : ma bello e pittoresco alla vista, tanto più perché incorniciato dalle alte e verdi montagne, dall’alto delle quali lo guardano i paesi di Ghivizzano, di Coreglia, di Vitiana, di Lugnana da un lato, di Gioviano, di S. Romano, di Cardoso dall’altro.

Meno notevole è il terzo dei ponti su ricordati, cioè quello in pietra sull’Ania, ove è anche un popoloso borgo.

 

 

( Arnaldo Bonaventura, I Bagni di Lucca, Coreglia e Barga – Istituto Italiano d’arti grafiche Editore, 1914 )

 

 

 

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