
Alla destra di Monte Altissimo, una delle branche dell’ Alpe della Pania , cosi corrottamente detta in vece d’Apuana, perchè sede un tempo dei Liguri di tal nome, scende un fiume o torrente comunemente chiamato oggi Rimagno, o canale della Cappella, ma veramente appellato in antico la Siera , o Serra, che nel suo corso si unisce con la Vezza, altro fiume che scende da Rosina, ed ambedue, poi raccolti in un solo alveo, danno a questo il nome di Seravezza, attribuito anco in seguito alla grossa Terra che vi è nel suo piano situata al di lui confluente.
Quanto è facil cosa però 1’accertare quel che concerne la sua denominazione, altrettanto è difficile il rintracciarne l’origine, e pare che fino dai primi Liguri si debba essa ripetere: ma non si ha di lei certa esistenza prima del 1186, nella quale epoca è rammentata in una carta spettante ai Sìgnori di Corvaia e Vallecchia ne’ cui feudi sembra inclusa, e le fabbriche tutte essendo di costruzione del Secolo XV e XVI nulla ci mostrano dell’antico suo stato.
Benchè all’ intorno ella sia in gran parte circondata dai monti, pure amenissima è la di lei situazione, vago il di lei prospetto. Essa è tutta in piano divisa in borgate, e quantunque oggi sia smantellata, le due porte che ancor vi rimangono in piedi ci fanno comprendere che vi fu un tempo in cui era cinta di mura Castellane. Una delle dette porte indica la strada che conduce a Corvaia, l’altra guida a Pietrasanta, Terra con cui ha molte relazioni: anzi i più comodi abitanti di questa cercano in Seravezza la loro stazione nell’ Estate.
La Chiesa Principale col titolo di Prioria, dedicata al Martire S. Lorenzo, è grandiosa, di buon disegno, ed ornata di marmi si al di dentro come al di fuori. Si vuole che questa fosse riedificata nei più moderni tempi sulle vestigia d’ una più vecchia fabbrica, di cui al presente non rimangono traccie d’ alcuna sorte. In una iscrizione in parte logora, che v’ ha ancora nella scalinata della porta del fianco, si vede segnato l’anno 1503, che è verisimilmente l’epoca della rinnuovazione del Tempio, il quale certamente anco per la sua struttura non dimostra maggiore antichità.
Dall’altra parte del fiume in vicinanza di Seravezza vi ha un bel Palazzo quasi interamente fabbricato di marmi, spettante ai Granduchi, ma in troppo angusto ripiano tra il fiume, e le radici del monte. Oltre la magnificenza del materiale, e le comodità dell’abitazione non vi è cosa che interessi le belle Arti, ma dee sorprendere i naturalisti una lunghissima tavola d’un solo pezzo di mistjo delle cave di Stazzema, e tratta forse da quel filone stesso donde fu levata la gran colonna che è stesa sulla piazza di S. Marco in Firenze, sebbene la predetta Tavola è di macchia più scherzosa e più bella. Cosimo I , non per anche insignito del titolo di Granduca, fece condurre questa fabbrica, forse col disegno dell’ Ammannato.
Le cave dei Marmi sono la maggiore e più feconda sorgente delle ricchezze di questa Terra che perciò abbonda di comodi e di delizie. Tutti i monti all’intorno ne sono pienissimi, e di varie qualità. E’ ignoto quando si incominciasse a farne l’escavazione, e forse Strabone volle indicar questi Mistj allorché disse che nei monti Lunesi vi sono dei marmi simili al Pario con colori. Non è qui da tralasciarsi pure d’osservare che vi sono altresì delle assai gran cave di marmo bianco statuario, cioè intieramente candido, senza alcuna vena nera o livida, di grana uniforme salina, di sostanza densa, non madrosa, nè vetrina, capacissima del miglior pulimento.
Il Vasari nella Vita del Buonarroti ci dà notizia che era cognita questa Cava fino dai tempi di Leone X, il qual Pontefice ordinò a Michelangelo, che era a Carrara per provvedere i Marmi da impiegarsi nella Sepoltura di Papa Giulio in Roma, e nella facciata di S. Lorenzo in Firenze, li estraesse dalle montagne di Pietrasanta e Seravezza nel dominio Fiorentino: ma che avendone già estratti molti, e non vi essendo comoda strada per condurgli alla marina con facilità, la maggior parte rimase in sulle Cave.
( Francesco Fontani, brano tratto da “Viaggio pittorico della Toscana – Vol. 2” – Firenze per Vincenzo Batelli e Comp., 1827 )
Nota da Wikipedia:
“L’origine del nome “Seravezza” non deriva, come si potrebbe pensare, dal nome dei due fiumi che la attraversano (Serra e Vezza). È vero l’esatto contrario: è il paese che dà il nome ai due torrenti. Il nome Seravezza deriva invece dal toponimo longobardo Sala Vetitia, che indicava un centro di scambi commerciali. Nonostante questa evidenza storica, l’errore sovente permane, al punto che numerose volte – specialmente sulla carta stampata – troviamo scritto “Serravezza”, invece di “Seravezza”.”
Senza alcun motivo apparente… ma ho lasciato il cuore a Seravezza 😊
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