
Questa bene ampia e deliziosa Città così fu descritta da Goro di Stagio Dati nei tempi nei quali essa perdè la sua libertà, e divenne suddita de’ Fiorentini.
“Pisa è posta in piano,” dice egli “presso a tre miglia al monte dalla parte di Lucca, e presso a cinque miglia al mare dalla parte di foce del fiume Arno , e presso a 12 miglia a Porto Pisano. Per lo mezzo della Città passa l’Arno, che è molto grosso, e vengono su per lo detto fiume le Galee, e grosse Barche ; cinta di forti mura, e dentro bellissime vie, e diritte, e fornita di bellissime Case et alte e magne, e una veduta di case in sull’Arno, la più bella sia in alcun luogo , di vedere tanti bellissimi e grandi casamenti a un otta pieni d’Arti , e molto atta ad ogni mercatanzia , con quattro ponti in sul fiume d’Arno…… Possiede buoni terreni e grassi in piano, e in monte, e buona maremma per pasture, molte buone Castella e Ville , ed uomini di molta sottigliezza d’ingegno , et avveduti.”
Piccoli sono i cangiamenti che le si sono fatti di poi, e questi in vece di averle diminuito il suo primo decoro, le hanno anzi aumentata la magnificenza. Egli è indubitato infatti che il Lungarno, da quell’epoca in poi, è stato grandiosamente nobilitato con insigni fabbriche, ed il rimanente della Città, specialmente sotto il governo de’ Medici, si è abbellito per i nuovi edifizj in modo da potere gareggiare con le più belle e cospicue Città dell’Italia. Dei quattro Ponti rammentati dal Dati, tre soli oggi ne esistono, assai decorosi, ed aprono comodamente la comunicazione alle due parti che sono divise dal fiume. Il primo anticamente appellato della Spina, od il Vecchio, e poscia della Fortezza, se crediamo al Tronci, fu eretto nel 1040, dicendo egli: “in quest’ anno i Pisani diedero principio a fabbricare il Ponte Vecchio, oggi della Fortezza, quale era di legno, e fu finito l’anno 1046.”
Il secondo più maestoso e più vago degli altri si vuole che fosse eretto dopo che i Pisani tornati vittoriosi dall’impresa di Lipari, e carichi di gran bottino, pensarono ad abbellire, fortificare , e rendere più ampia ancora, e più decorosa la loro Città. Non è facile a sapersi quale, e come e’ si fosse in principio, e ci è soltanto noto per le storie che e’ fu restaurato notabilmente nel 1382, e si sa che nel 1636, cresciute di soverchio l’acque del fiume, questo rovinò affatto, cosicché fu d’uopo con l’annuenza del Principe riassumerne di nuovo l’edificazione.
Esso è rinomato non meno per la sua bellezza che per il triennale spettacoloso giuoco il quale un tempo vi si faceva combattendo, e che, giusta il parere del Cavalier Flamminio del Borgo, si vuole avesse origine “dalla venuta delle Oltramontane Nazioni in Italia, e dal costume da esse introdotto di addestrare la gioventù alla guerra con l’esercizio di finte battaglie.”
Il terzo ed ultimo ponte è quello che dicesi a Mare, sull’estremo della città a ponente, ed unisce la Cittadella antica con la Porta, che in più vecchia età era denominata Legazia. Si ha dal Vasari che detto ponte fu restaurato dal Brunellesco, il quale fortificò le pile sulle quali posano cinque archi, il maggiore dei quali pare disposto in modo da dare altresì comodità alle galere , le quali, varate nel fiume, se ne andassero in mare. Fino agli ultimi tempi le spallette erano di legni uniti insieme, ma per ovviare ai pericoli che si incontravano spesso dai viandanti , singolarmente in occasione di concorso, si rifecero di mattoni e di pietre. Pare che dai tempi del conte Bonifazio della Gherardesca si debba ripetere la prima erezione di questo ponte.
Quello che ora più non esiste, e che sembra dovesse un tempo unire le due strade di S. Maria e di S. Antonio, si vuole fondato nel 1182 da alcuni potenti Cittadini, non senza opposizione d’un contrario partito loro nemico. Lo spirito di fazione si oppone non rade volte ancora alle utilità le più evidenti senza altra ragione, che quella del capriccio. Rimase questo affatto demolito, non si sa precisamente il quando, ed è ignota pure la causa di tale avvenimento.
( Francesco Fontani, brano tratto da “Viaggio pittorico della Toscana – Vol. 3” – Firenze per Vincenzo Batelli e Comp., 1827 )


