Francesco Fontani, Livorno – Darsena


Livorno - Darsena Vecchia - Immagine tratta dal libro Livorno di P.Vigo, 1915
Livorno – Darsena Vecchia – Immagine tratta dal libro Livorno di P.Vigo, 1915

Tutto quel tratto di mare il quale resta fra la terra ferma, e la scogliera, o Secca della Meloria, e che principiando dalla di lei Torre si distende verso Tramontana in forma d’arco fino alla Bocca d’Arno, lontano da terra quattro o cinque miglia , dee certamente aversi per il vero moderno Porto di Livorno da chiunque bene lo consideri, e per tale fu riconosciuto non meno dai Geografi che dai Fisici.

Lo Zendrini poi nel suo discorso sopra il Taglio della Macchia di Viareggio così ragiona del Mare di Livorno .

“In quel mare sorgendo di tratto in tratto degli scogli, né essendovi sabbia che riesca sensibile, perchè lontanissimi i fiumi torbidi sopravvento, senza aversi a temere né poco né molto di quegli sottovento, Arno e Serchio attesa la littorale correnza, che tutte le loro sabbie e postimi asporta da detto Porto lontano, hanno potuto i Granduchi col nuovo Molo ridurre bastevolmente sicuro esso Porto per quei legni che entrar vi possono, e per quegli di maggior portata, sorgendo lontano lo Scoglio detto della Meloria, appunto in fronte al Libeccio, restano anch’essi sicuri, benché obbligati ad ancorare nella Rada fuori del Porto.”  

Livorno - Torre della Meloria - Immagine tratta dal libro Livorno di P.Vigo, 1915
Livorno – Torre della Meloria – Immagine tratta dal libro Livorno di P.Vigo, 1915

La Traversìa inoltre di tutta questa Spiaggia, o Porto nasce dai Venti di Mezzogiorno, e dal Libeccio; ma se questi recano alcuno incomodo, non però adducono gran pericolo ai bastimenti, poiché il fondo essendo composto di rena soda e scogli, tra i quali l’ ancore facilmente si insinuano, e dai quali con gran facilità e prestezza si possono tirar fuori, e sferrare, è buonissimo, e quand’anche l’ancore si staccassero dal fondo, o si strappassero le gomene, non soffrirebbero le navi grave danno, perchè necessitate ad andare verso il Marzocco, o vogliamo dire verso la bocca del Porto Pisano, dove non sono che vasti pantani d’alga e di belletta, da questi a tempo opportuno è facil cosa a disbrigarsi, come bene spesso si osserva addivenire. Male adunque qualche oltramontano Scrittore suppose di poter pregiudicare al bene di Livorno, e della Toscana con esagerare la meschinità, e i pericoli di cotal Porto , poiché questo si estende molto oltre il Molo e la Darsena, dove i soli minori legni hanno asilo, e dove un tempo svernavano le Galere dello Stato. Un tal ricetto si estende assai più in lunghezza che in larghezza: e siccome riescirebbe incomodo di farne il giro per arrivare alla porta della Città, si è tagliata con una doppia diga, onde il di lui ingresso è tale da poter dare adito unicamente ad una galera.

Egli è il vero però che se nel moderno Porto non si usasse una somma diligenza, qual di continuo si patica , e non si facessero rilevanti spese per vuotare incessantemente la Darsena con ingegnose macelline, dette Puntoni, e in tener pulito quanto è possibile il fondo dalla fanchiglia, che vi si ammassa per i rigetti dei bastimenti, e per le deposizioni delle tempeste, in breve corso d’ anni la Darsena diverrebbe inutile, ed affatto si interrerebbe dipoi, in quella guisa appunto che avvenne alla massima parte del Porto Pisano, noi vogliamo supporre che tutte queste non interrotte diligenze, e considerabili spese continueranno ad apportare il vantaggioso effetto che hanno apportato fin qui, ma le cause capaci di rinterrale la Darsena sono cosi costanti e gagliarde che forse l’ arte non basterà sempre ad opporsi loro con eguale efficacia, ed allora converrà usare del presente Molo per far la Darsena, ed in suo luogo erigere un nuovo e più capace Molo fino al Fanale, cosa che forse fu immaginata dal Granduca Cosimo primo, ma non effettuata poscia da’ suoi successori. […]

 

 ( Francesco Fontani, brano tratto da “Viaggio pittorico della Toscana – Vol. 3” – Firenze per Vincenzo Batelli e Comp., 1827 )

 

 

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