Francesco Fontani, Siena – Origini e pianta della città di Siena


Siena - panorama della città - immagine tratta dal libro Siena di A.J.Rusconi, 1907
Siena – panorama della città – immagine tratta dal libro Siena di A.J.Rusconi, 1907

Malagevole e dura impresa per uno scrittore fu, e sarà riputata mai sempre, quella dell’assegnare con precisione e certezza l’origine prima, e l’antico stato d’una qualunque siasi Città, mentre  è ben raro fra i molti falsi racconti dei poco critici, o mal prevenuti Istorici l’indagare un qualche segno di verità, e dietro ad essa ragionevolmente fissare dei dati atti a convincere gli oppositori.

Senza esporsi a dovere incorrere la taccia d’invidia adunque ci si conceda il poter dire che piena troppo di dubbiezze, e di oscurità è per noi l’antica Storia di Siena , ora Città ragguardevolissima di Toscana, Capo d’una sua non poco vasta Provincia, vaga quanto altra mai, ricca d’assai preziosi monumenti dell’Arti Belle, e perciò degna delle osservazioni più esatte degli Intelligenti, e dei Curiosi.  Sia pertanto che essa cominciasse ad esistere allorché gli Etruschi dominavano una gran parte di Italia, siccome taluno opinò, o sia che fiorisse singolarmente sotto il governo dei Romani,  e presso al finire di quella Repubblica fosse dipoi ascritta fra le sue Colonie, siccome molti affermarono, non ci decideremo per alcuna di tali opinioni, che meriterebbero troppo assai lunga discussione, e critico esame. […]

Giulio Mancini, il quale scrisse delle cose dì Siena nel principio del Secolo XVII, imbevuto dei principi di quella vana Filosofia che aveva il maggior credito nel suo tempo, e consisteva in attribuire alla forza ed influsso delle stelle quanto avviene nel mondo, pretende di spiegare i frequenti cangiamenti di Governo,  ai quali fu soggetta la di lui Patria, prima che ella venisse sotto il dominio dei Regnanti della Toscana, alla sua posizione; come altresì dalla naturale temperatura del Cielo vuole che dipenda assai del loro carattere, e senza far la minima parola dei vizj della legislazione, che più d’ogni altra cosa influir dovettero, a nostro giudizio, sulla loro mobilità, e incostanza nel governarsi, sembra di accordar molto, se non il tutto, alla natura del Clima . Noi lasciamo volentieri discussioni dì tal fatta incaricandone quegli che abbondano di ozio, e contenti di riportare la descrizione che eì ci dà esattissima del sito in che è posta Siena, anderemo esaminando il suo circondario, e i pregi d’Arte che vagamente, ed in gran copia l’abbellano.

“Da Tramontana, ha Siena le Montagnuole del Chianti domestiche, coltivate e amene, e da Tramontana Greca e Levante viene ad essere aperta per la Val d’ Arbia di sopra. Da Tramontana Ponente ha la Montagnuola di Monte Maggio, verso Mezzogiorno la Montagnuola di Casole , e di Montari. Da Mezzogiorno vi è parte della Montagnuola, ma per il più è aperto per la Val di Mers , e del Padule. Tra Ponente e Mezzogiorno, che va in faccia a Levante hiberno, vi è il Torrente del Rosaio, e quel della Pressa.”

Si arroge a questo che l’aria vi è sempre salubre, che amena oltremodo è la sua situazione, e il Paese che la circonda è di sua natura fertilissimo. Tre Colli fra loro distinti , ma uniti per mezzo di piccole, ed agevoli vallate formano il totale della Città, piana in parte, ed in parte montuosa, e la sua forma tende quasi alla figura triangolare. Di qui avvenne forse che fino dai più remoti tempi Siena fu distinta in tre Terzi, fin da quell’epoca cioè in cui cresciutavi immensamente circa al XII Secolo la popolazione, fu d’ uopo estendere il giro delle mura a quel segno in che si veggono ancora.

Nella più lontana antichità , se crediamo al Pecci :

“la Città di Siena, dopo la Colonia ricevuta ai tempi de’ Romani, fu per lungo tempo d’angusta estensione, perchè il circuito delle sue pubbliche mura poco spazio abbracciando, non veniva ad interamente comprendere quella parte, che a distinzione degli altri due terzi, in progresso di tempo aggiunti, si nomina anco al presente Città. Risedevano i Vescovi, come Capi e Pastori di tutto il Gregge alla loro cura commess , nel luogo principale più antico, e più elevato , chiamato Castel Vecchio, dove fino ai nostri giorni si scorge una Torre, nominata da S.Ansano, per la tradizione che in quella più tempo venisse ritenuto carcerato quel Santo.”

[…]

 

 ( Francesco Fontani, brano tratto da “Viaggio pittorico della Toscana – Vol. 5” – Firenze per Vincenzo Batelli e Comp., 1827 )

 

 

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