
Tutti gli Scrittori convengono che la Porta Romana, anticamente detta di S. Martino, fosse edificata con disegno d’Angiolo, e d’Agostino Senesi, i più eccellenti allievi della scuola di Niccola, e di Giovanni Pisano, e che al riferire del Vasari, aggiunsero molto miglioramento all’ Arte, arricchendola di miglior disegno, ed invenzione. Lo stesso Biografo ci fa inoltre sapere che i loro antenati pare furono Architetti , e che fino dall’anno 1190, “sotto il reggimento de’ tre Consoli fu da loro condotta a perfezione Fontebranda, e poi l’anno seguente sotto il medesimo Consolato la Dogana di quella Città, ed altre fabbriche.”
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Anco la porta a Tufi merita l’osservazione dei curiosi, perchè condotta essa pure col disegno dei mentovati Agostino, ed Angiolo Architetti Senesi, giusta il riferire dei Cronisti; ma assolutamente degna d’essere sopra di ogni altra ammirata è quella detta di S. Vienne, o più comunemente dei Pispini, per le Pitture che nobilmente l’adornano, condotte nel 1531 con genio e maestria da Giovanni Antonio Razzi da Vergelle, villa distante circa 16 miglia da Siena, denominato il Sodoma. La Natività del Signore è il soggetto dell’opera “e in aria fece a fresco” (scrive il Vasari) “alcuni Angeli, con più nell’arco superiore della porta un putto in scorto bellissimo, e con gran rilievo, il quale vuol mostrare che il Verbo è fatto Carne. In quest’opera si ritirasse il Sodoma con la barba, essendo già vecchio, e con un pennello in mano, il quale è volto verso un breve, che dice: ‘Feci’.”
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Magnifico poi è il prospetto della Porta a Camollìa, detta ancora da molti Porta Fierentina , perchè situata sulla Regia Strada di cotal nome. Questa è più moderna dell’altre; vari ornamenti di pietre, e Bassirilievi la decorano nobilmente, e le Pitture che l’adornano, sebbene d’inferior merito delle già descritte , le danno vaghezza. Ampio ed ameno è l’Antiporto che le sta innanzi, e che offre un giocondo passeggio, cosicché somministra tosto al forestiere una ben vantaggiosa idea dell’interno della Città, e del grandioso pensare di quei Cittadini.
Nulla hanno poi di singolare le altre porte, l’una detta all’Ovile e altra a S.Marco , in fuor d’una certa grandiosità proporzionata all’idee che aver potettero gli Artisti di quella età in cui l’eressero, e la Porta a Fontebranda solo richiama alquanto la nostra attenzione per la celebrità di quel raduno d’acque, soggetto di faceti motti , e d’arguzie, non meno che di Proverbi frequentissimi nella bocca dei più in Toscana. Nella sua costruzione non ha questa cosa alcuna che la distingua in bellezza sopra l’altre due mentovate, e perchè situata in luogo assai basso , vedesi men frequentata dell’altre.
Frequentatissima però è la Fonte che le stà non molto lungi dentro il recinto della Città, e poiché della esistenza di lei si hanno memorie certe fino dal XI Secolo, convien credere, che fino dai primi tempi ella desse la denominazione alla porta vicina.
( Francesco Fontani, brano tratto da “Viaggio pittorico della Toscana – Vol. 5” – Firenze per Vincenzo Batelli e Comp., 1827 )


