
Di tali case, così semplici e belle, che sembra mantengano il silenzioso sospiro delle mogli fedelmente in attesa, ancora ne esistono, specie nelle strade più umili e distanti dalla spiaggia.
Sono case di esile statura, di un solo piano, oltre quello terreno; la facciata è tinta di un giallo che sembra abbia un velo di rimpianto, uguale alle foglie dei platani quando stanno per cadere, ed è liscia, senza alcun rilievo, vi è solo disegnato lo stretto rettangolo della porta, tinta di un colore seppia appena stemperato, poi, a sinistra di chi guarda, la finestrella del salotto buono, protetta da ua grata a larghe maglie, di solito grigia e polverosa.
Sopra, in corrispondenza del piano superiore, le due brevi finestre delle camere da letto.
Entrando dentro, oltrepassata la porta, c’è uno stretto corridoio che si apre nella grande cucina, massimo luogo della famiglia; nel mezzo c’è una tavola dove i bambini, nelle ore precedenti la cena, imparano a leggere; da un lato il focolare che serve per cuocere le vivande, per riscaldarsi e rammassare un po’ la brace da mettere nello scaldino.
Di là, sul davanti, disabitato e freddo, c’è il salotto buono, pulitissimo, umidi i mattoni del pavimento per le molte lavature, quasi che le donne abbiano preso dai mariti le abitudini di bordo. Per salire alle nude stanze superiori si monta una scala fatta di pietre più che di ordinati scalini.
Ma queste case […] ebbero una grande felicità, cioè il giardino, chiamato familiarmente “l’orto”. E questo lungo spazio dietro la casa fu, e in parte è ancora, la gioia di tutti, abbandono per i ragazzi, ristoro per le grosse faccende casalinghe, più franchi conversari con le vicine, e qualche volta, al di là dei bassi muri, scambio di messaggi amorosi. E sempre una pergola, un fico, un ciliegio, l’umido rettangolo delle insalate, richiamano la benevolenza della natura.
( Mario Tobino, brano tratto dal libro “Il clandestino”, pag. 204 e 205 – Arnoldo Mondadori Editore, 1962 )


Certo non ho visto quelle case, ma ne sentola nostalgia.
La loro semplicità mi sa di famiglia, amore,sacrifici, mi sa di vita condivisa.
Non la freddezza di molte abitazioni di oggi.
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