
Ripassando l’Arno e proseguendo oltre Pontedera il cammino verso Pisa, dobbiamo soffermarci a Cascina, popoloso paese, già forte castello che sorge nel centro di uno dei comuni più densi di popolazione.
Cascina presenta da lungi l’aspetto di una corona civica, perchè conserva in gran parte la cerchia delle sue mura di mattone, dalle quali s’inalzano a intervalli regolari le torri di difesa. In origine era un borgo aperto, esposto di continuo ai danni delle guerre e delle scorrerie. I Lucchesi lo danneggiarono nel 1295, le milizie della Lega Guelfa lo posero a sacco nel 1328; due volte nel 1341 e nel 1362 lo presero i Fiorentini, i quali, il 28 luglio 1364, riportarono in questo luogo sui Pisani una celebre vittoria che valse a far aggiungere fra i Santi protettori di Firenze S. Vittorio ed a far celebrare annualmente in cotesto giorno feste e palii. I Pisani si decisero allora a fortificare convenientemente il borgo di Cascina e nel 1385 lo circondarono di mura. Ciò non valse però ad assicurare il loro dominio su questo luogo, perchè nel 1499 i Fiorentini l’assalirono, lo presero e lo incorporarono nel loro territorio.
Degli edifizi di Cascina il più importante è la Pieve di S. Maria, la quale, a differenza delle altre pievi, anzichè fuori delle mura, si trova nell’interno del castello. È a tre navate divise da colonne di cipollino e di granito con variati capitelli ed esternamente è tutta rivestita di marmi bianchi e neri, foggiati secondo i caratteri comuni a tutte le chiese del territorio pisano, sorte intorno al 1000. […]
Ma, nel comune di Cascina meritano più che altro la nostra attenzione la chiesa della Madonna del Piano, ora S. Benedetto a Settimo, e la Pieve di S. Ippolito e Cassiano a Settimo.
La prima, completamente ricostruita in epoca moderna, è interessante solo per le opere d’arte che vi si conservano, fra le quali va ricordato anzitutto un paliotto di marmo mischio, sul quale sono stati fissati bassorilievi, statuette, ornati che in origine dovevano far parte di un dossale d’altare, stupenda opera di scuola pisana de’ primi del XIV secolo; va pure ricordata una tavola rappresentante S. Filippo Benizi, che i frati Serviti, ai quali fin da tempo remoto apparteneva la chiesa, avrebbero commesso ad Andrea del Sarto.
Più importante dal lato architettonico è l’altra chiesa di S. Cassiano, che conserva intatto il carattere solenne e al tempo stesso elegante e suntuoso delle vecchie pievi pisane, che avevano la forma comune alle basiliche latine. Internamente è a tre navi, divise da archi che si svolgono sopra a colonne ed a pilastri, mentre nella parte esterna è tutta rivestita di marmi disposti con singolare armonia, ed ha le porte decorate di architravi nei quali maestro Biduino da Pisa scolpì con ingenua semplicità la risurrezione di Lazzaro, l’ingresso di Gesù in Gerusalemme ed una caccia di draghi. Nella chiesa, unica opera meritevole di speciale ricordo, è un bassorilievo della maniera di Andrea Della Robbia rappresentante S. Giovanni che battezza Gesù Cristo.
Un altro insigne monumento sorge poco lungi di qui in mezzo alla pianura; è la celebre Badia di San Savino che s’inalza imponente sopra ad un’altura artificiale. Nel 780 si ha ricordo che essa venne fondata da tre nobili fratelli pisani; ma, danneggiata dalle inondazioni dell’Arno, fu rifatta in luogo più adattato e convenientemente sollevata dal livello della pianura nel XII secolo.
( Guido Carocci, brano tratto dal libro “Il Valdarno da Firenze al mare”, 1906 )


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