
Siamo giunti così al Piano di Pisa, una delle località della Toscana più dense di popolazione, più fitte di abitazioni che si aggruppano in borghi, in villaggi, in casali, l’uno coll’altro collegati in guisa da costituire quasi un insieme colla città. Qui però ai ricordi e ai documenti della storia e dell’arte passata si sostituisce interamente lo spettacolo di una modernità piena di vita e di movimento.
Campagne che, coltivate con grande amore, forniscono in grande abbondanza i più deliziosi prodotti della terra; opifici, dove migliaja di operai sono impiegati a tessere manifatture, tele, a trar la seta e ad esercitare industrie molteplici e fiorentissime.
Tutto questo movimento rumoroso, gajo, attraente, fa capo alla città di Pisa, dalla quale si partono, come tanti raggi che si prolungano poi nell’ampia distesa della pianura, borgate interminabili.
Attorno alla città, che ebbe un giorno tanta potenza sulla terra e sul mare, che fu centro splendidissimo dell’arte, tornano a rivedersi le belle chiese nelle quali domina sempre costante, diremo anzi sempre uniforme, quel carattere che di qui si espanse poi a Lucca, a Pistoja ed in altre parti della Toscana, ed in specie poi in quelle dove il sentimento ghibellino, prevalente nella politica, sembrava associarsi anche, alle manifestazioni dell’arte.
Bisognerebbe ricordar molte delle chiese di remota origine che attorno a Pisa conservano tuttora in tutto o in parte l’originalità della loro forma e delle loro decorazioni; ma l’argomento e la frequenza degli esempi ci porterebbero tropp’oltre i nostri confini.
Da questa ghirlanda artistica, che forma degno complemento alla monumentale imponenza della città, non cogliamo che pochi fiori, limitandoci ad additare come tipi interessanti e caratteristici e di epoche differenti dell’architettura pisana: la chiesa di S. Michele degli Scalzi, di un insieme armonioso, singolare specialmente per le belle sculture bizantineggianti del 1204 che ne adornano la porta, la chiesa di S. Jacopo a Orticaja, severa costruzione in pietra del XIII secolo, e quella di S. Croce in Fossabanda, nella quale si uniscono tracce dell’architettura del XIV e XVI secolo ed opere d’arte di notevole pregio, fra le quali emerge la bella tavola del portoghese Alvaro Pirez d’Evora.
Al di là de’ lunghi sobborghi, Pisa spicca sul puro orizzonte del vicino mare con tutta la pompa della sua artistica bellezza, irta di cupole, di campanili, di torri, di palazzi maestosi che parlano tuttora della magnificenza e degli splendori di un passato glorioso.
( Guido Carocci, brano tratto dal libro “Il Valdarno da Firenze al mare”, 1906 )



Che bella questa descrizione.
"Mi piace"Piace a 1 persona