Sono già passati molti anni, da quando Gabriele D’Annunzio scriveva l’Alcione, nella pace sonora della sua Versiliana. M’avevano detto che l’immensa pineta della Versiliana era in pericolo: i lavori di bonifica in corso fra le Apuane e il Tirreno avrebbero necessitato grandi opere di canalizzazione delle acque attraverso la secolare pineta cara a D’Annunzio e…
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Curzio Malaparte, Versilia e D’Annunzio
Gli innamorati dell’Alcione mi perdoneranno senza dubbio, se non ho avuto l’animo di penetrare nello studio di Gabriele. Ma è poi certo che avesse uno studio, con la solita scrivania, la solita penna, il solito calamaio, qui, nella villa famosa? Se stesse in me, direi che non l’aveva. I versi dell’Alcione, non furono certamente…
Gabriele D’Annunzio, Acquazzone di marzo a Pisa
Mi ricordo di un acquazzone di marzo a Pisa. Eravamo su la Piazza del Duomo. Ci rifugiammo sotto l’architrave della porta maggiore, scrollando le gocciole. Là c’indugiammo ad aspettare che spiovesse. Imbres effugio, diceva nella porta l’emblema parlante. La pioggia annaffiava l’erba corta, con un crepitio eguale che ci pareva intimo come il romore…
Gabriele D’Annunzio, Pisa
Il fiume di Dante era trasfigurato, fulvido di fulgore come la riviera accesa dal riso di Beatrice, colmo fino all’orlo come una plenitudine sempiterna che non avesse foce ma origine nel mare e tutta si versasse nel cuore della città pietosa inginocchiata presso l’urna quadrilunga ov’ella custodisce pei secoli un pugno di terra santa. –…
Gabriele D’Annunzio, da “Forse che si forse che no” – Volterra 3/3
Imagini le balenavano incoerenti sul sangue congesto; ma parevano scoppiare come bolle all’altezza del cervello, prima di formarsi nella parola. – Voglio tornare indietro. – Vuoi? – disse il compagno, strozzato dall’ambascia, con la mano su l’impugnatura della leva, senza riflettere, tanto la voce della donna lo aveva toccato a dentro. – Voglio tornare…
Gabriele D’Annunzio, da “Forse che si forse che no” – Volterra 2/3
Una greggia era ammassata sul cocuzzolo d’un poggio nudo, appesa tristamente come a una mammella arida, smorticcia come il mattaione ove qua e là lustravano gli ammassi di testacei e le lamine di talco. Su una pendice del monte di Caporciano, arrossato dai filoni di gabbro che serrano la vena del rame, Montecatini di…
Gabriele D’Annunzio, da “Forse che si forse che no” – Volterra 1/3
E imaginava con ansia la sua prima notte nella villa volterrana piena d’insonnio in ascolto. – Volterra! Dietro una calva collina di marna gessosa, su la sommità del monte come su l’orlo d’un girone dantesco, all’improvviso era apparso il lungo lineamento murato e turrito. Entrambi vi s’affisarono, rallentando la corsa. La macchina rombò, ansò….
Gabriele D’Annunzio, Volterra
Su l’etrusche tue mura, erma Volterra, fondate nella rupe, alle tue porte senza stridore, io vidi genti morte della cupa città ch’era sotterra. Il flagel della peste e della guerra avea piagata e tronca la tua sorte; e antichi orrori nel tuo Mastio forte empievan l’ombra che nessun disserra. Lontanar le Maremme febbricose vidi,…
Lorenzo Viani, D’Annunzio in Versilia
Quando Gabriele d’Annunzio abitò la «Versiliana», una villa situata in un pineto tra l’Alpi Apuane e il mare, io ero giovinetto, e, radendo la barba, aspettavo il turno del mio destino. Il Poeta aveva già il cranio levigato come un ghiaione di fiume; una corona di capelli, sotto le bozze frontali e il dente della…
Lorenzo Viani, Gabriele D’Annunzio e la novella di «Poettino»
Perchè un cavallo da corsa invece di chiamarlo «Volarapidi» o «Saettino» lo battezzano, per esempio, Raffaello o Tiziano? I fogli delle corse sembrano adunate di spiriti immortali. Così succede per le piccole imbarcazioni. Chi, qualche anno fa, avesse indugiato sulla cima del molo di Viareggio avrebbe visto sboccare una piccola barchetta tutta ristoppata, dipinta di…
Gabriele D’Annunzio, I Camelli
Nostra spiaggia pisana, amor di nostro sangue, vita di sabbie e d’acque silvana e litorana, o ferma creatura nella qual si compiacque un’arte che non langue non trema e non s’offusca, terra lieve e robusta che lineata pare dalla mano sicura del figulo onde nacque il purissimo vaso che vale e non corusca nè pesa,…
Curzio Malaparte, Cinquale e Poveruomo
L’aspetto dei luoghi […] va mutando a poco a poco. Il colore dell’aria è sempre quello, un’aria viva e tersa, dolce alle labbra e insieme forte come un vino acerbo. E sullo sfondo delle Apuane le chiome severe dei pini ondeggiano come nelle strofe dell’Alcione, il mormorio del vento ripete di selva in selva l’antica…
Gabriele d’Annunzio, Prato
O Prato, o Prato, ombra dei dì perduti, chiusa città, forte nella memoria, ove al fanciul compiacquero la Gloria e la figliuola di Francesco Buti! Spazzavento, alpe delle mie virtuti, che lustri come di ferrigna scoria, ove parvemi svelta alla Vittoria penna di nibbio fra’ tuoi sassi acuti! O lapidoso letto del Bisenzio ove cercai…
Gabriele D’Annunzio, Arezzo
I. Arezzo, come un ciel terrestro è il lino cerulo, il vento aulisce di viola. Ove sono Uguccion della Faggiuola e il cavalier mitrato Guglielmino? Non vedo Certomondo e Campaldino, né Buonconte forato nella gola. Alla tua Pieve il balestruccio vola; in San Francesco è Piero, e il suo giardino. Non vedo nella polve i…
Gabriele D’Annunzio, Cortona
I. O Cortona, l’eroe tuo combattente non è già quel gagliardo che s’accampa giuso in Inferno alla penace vampa ove si torce la perduta gente? Pur le Vergini crea la man possente e i Chèrubi, usa all’affocata stampa, come l’Etrusco orna la dolce lampa e di macigni alza la porta ingente. Chiusa virtù d’antiche primavere,…
Gabriele D’Annunzio, Pistoia
I. T’amo, città di crucci, aspra Pistoia, pel sangue de’ tuoi Bianchi e de’ tuoi Neri, che rosseggiar ne’ tuoi palagi fieri veggo, uom di parte, con antica gioia. Come s’uccida in te, come si muoia i Panciatichi sanno e i Cancellieri Fin quel de’ Sigisbuldi, tra pensieri d’amor, grida: «Emmi tutto ‘l Mondo a…
Gabriele D’Annunzio, Carrara
I. Carrara, morti son vescovi e conti di Luni, e son dispersi i loro avelli; gli Spinola e Castruccio Antelminelli son morti, e gli Scaligeri e i Visconti; ed Alberico che t’ornò di fonti, gli antichi tuoi signori ed i novelli. Ma su quante città regnano i belli eroi nati dal grembo de’ tuoi monti!…
Gabriele D’Annunzio, Lucca – Ilaria Del Carretto
Lucca Tu vedi lunge gli uliveti grigi che vaporano il viso ai poggi, o Serchio, e la città dall’arborato cerchio, ove dorme la donna del Guinigi. Ora donne la bianca fiordaligi chiusa ne’ panni, stesa in sul coperchio del bel sepolcro; e tu l’avesti a specchio forse, ebbe la tua riva i suoi vestigi. Ma…
Piccola posta, La memoria della Versiliana non è D’Annunzio (Fabio Piccione)
Il parco della Versiliana rimane l’unica memoria storico-ambientale della millenaria foresta costiera che si estendeva tra le zone paludose del Cinquale e quelle del Motrone. La sua funzione era stata quella di impedire alle correnti paludose e all’aria malsana di raggiungere l’entroterra, zona fertile e rinomata per la produzione di olio e vino. Per questo…
Gabriele D’Annunzio
Non temere, o uomo dagli occhi glauchi! Erompo dalla corteccia fragile io ninfa boschereccia Versilia, perché tu mi tocchi. Gabriele D’Annunzio (Pescara 1863 – Gardone Riviera 1938) Primo vere Canto novo Intermezzo di rime Il piacere – scarica da Liber Liber L’innocente – scarica da Liber Liber Poema paradisiaco Il trionfo della morte – scarica…