Renato Fucini, Temperamenti sani

Quella mattina erano arrivate tristissime notizie dall’Affrica. Il signor Felice e il signor Pietro, l’uno negoziante d’olio e l’altro di granaglie, parlavano costernati fra loro, in mezzo alla strada, tenendo in mano un giornale. Si leggeva sui loro volti biechi e accigliati il tumulto delle passioni che agitavano i loro animi di patriotti. Lo scoraggiamento…

Renato Fucini, Il professore – 3

[…] Finita la vendita, poco prima delle nove, consegnava la bottega alla moglie e dormiva fino all’ora di desinare. Dopo mangiato, faceva un pisolino di due o tre ore, e verso buio andava in piazza a prendere una boccata d’aria, perchè proprio ne aveva bisogno prima d’andare a cena e a letto. Una mattina, avanti…

Renato Fucini, Il professore – 2

[…] Eppure, Cecco d’Orsola, poco tempo addietro era stato a un pelo di diventare un grosso e danaroso commerciante. Quando prese moglie, il guadagno sul quale poteva fare un incerto assegnamento, montava a circa centocinquanta o dugento lire l’anno, che raspollava sù sù, portando lettere alle ville dintorno, allevando nidiate di merli e d’usignoli, tosando…

Renato Fucini, Il professore – 1

Un gran cartellone rosso vinato aveva annunziato alle turbe attonite un visibilio di roba per l’inaugurazione del nuovo teatro Giacomo Puccini. Accademie vocali e strumentali, un corso di recite della società filodrammatica Gustavo Modena, giochi di prestigio, quadri viventi e, da, ultimo, due grandi veglioni per gli abbonati. Terminava con un elenco di nomi delle…

Renato Fucini, La fonte di Pietrarsa – 5/5

[…] Anche la seconda deliberazione del Comune andò, naturalmente, all’aria; e dopo molti, molti mesi venne la terza. Venne, cioè, quella buona, quella vera, quella definitiva per conciliare gl’interessi di tutto il paese; una deliberazione giusta, ponderata e distesa con mirabile chiarezza d’argomentazione ed eleganza di forma dal consigliere Balestri; una deliberazione che, riandando scrupolosamente…

Renato Fucini, La fonte di Pietrarsa – 4/5

[…] Passavano i mesi. E in quel tempo io vedevo spesso alla sfuggita l’ingegnere, il quale, quando poteva farlo senza dar nell’occhio, scantonava e mi scansava come un creditore molesto. Intanto a Pietrarsa gli affari andavano di male in peggio. Il Consiglio comunale deliberò, e la Prefettura approvò, che la fontana fosse costruita sulla piazzetta…

Renato Fucini, La fonte di Pietrarsa – 3/5

[…] La mattina dopo, tutto era ritornato nella calma; tutti avevano ripreso le loro faccende, e soltanto l’accollatario della fonte girava stralunato per il paese, con una gran pèsca in un occhio prodotta da una legnata ammollatagli, non sa nè anche lui chi ringraziare, quando jersera, in quel trambusto, si trovò a dire la sua….

Renato Fucini, La fonte di Pietrarsa – 2/5

[…] Dette in un gran ridere e riprese la corsa, a martinicca serrata, giù per la china tortuosa. Allontanatosi il rumore delle ruote e il cigolìo della martinicca, cominciai a sentire lo scroscio d’una cascata d’acqua lontana. Era il famoso sbocco d’una quantità di polle ricchissime, le quali, venendo dall’alto dei poggi e scorrendo quasi…

Renato Fucini, La fonte di Pietrarsa – 1/5

  Lo riconobbi da lontano. Lo riconobbi dal suo cavallino bianco. tanto fido e trottatore, e dall’arsenale di pertiche, di biffe e di altri arnesi del mestiere che lui, ingegnere del Comune, si affastellava sul barroccino tutte le volte che aveva da battere la campagna per affari della sua professione. Quando mi fu vicino gli…

Renato Fucini, Tipi che spariscono: Il dottor Prospero -4/4

[…] La donna, spenzolandosi dalla finestra e parlando sotto voce per non essere sentita dal malato: — Gli ha avuti anche stanotte, sissignore. Stia zitto, chè, a avere avuto voglia di ridere…. in verità…. Ma mi dica! l’aveva presa con lei. Diceva che era una bestia, gli faceva il verso quando lei signoria sbadiglia come…

Renato Fucini, Tipi che spariscono: Il dottor Prospero -3/4

[…] — Be’ be’: questo importa poco. Diciamo piuttosto un’altra cosa, Rosa: cotesta benedetta pancia come l’ha? l’ha sempre dura come ne’ giorni passati o gli s’è un po’ ammorvidita? — O come devo fare a dirglielo, sor dottore! A me mi parrebbe sempre dimolto gonfia; ma sarà vero? — Benedetta voi! ci vole anche…

Renato Fucini, Tipi che spariscono: Il dottor Prospero -2/4

[…] Ma torniamo dove eravamo rimasti. Una mattina, stanco dopo una lunga passeggiata, mi trovavo a riposarmi e a mangiare un boccone in una botteguccia di campagna nella quale si parlava di un pover’uomo, che abitava su nella stessa casa, gravemente ammalato di febbre tifoidea accompagnata da una polmonite doppia. Le critiche sul sistema di…

Renato Fucini, Tipi che spariscono: Il dottor Prospero -1/4

Le linguacce dicevano che era vino calato alle gambe; ma, in verità, senza escludere affatto che anche il vino ci avesse la sua parte, erano vene varicose. Con questo malanno addosso, il dottor Prospero non era più buono di fare un passo a piedi; e per poter visitare i suoi malati, quelli soli che per…

Renato Fucini, Menico -2/2

[…] Quante gioie sconfinate in quel core vergine di animale da lavoro! Ma anche a lui non sono mancati gli affanni. Le lunghe siccità che minacciavano i raccolti del padrone; le piene irrompenti che strisciavano i seminati, erano pene ineffabili al core di Menico. L’anno che la grandine devastò tutto il raccolto di quelle colline…

Renato Fucini, Menico -1/2

All’età di sedici anni entrò a mezza paga tra le opre della fattoria. A diciotto era già a opra intera e con assegno fisso perché trafficasse intorno alle botti e al granaio anche in que’ giorni nei quali la pioggia impediva i lavori della campagna. Il fattore Ippolito, vecchio merlo, ammaestrato da sessant’anni d’esperienza, ne…

Renato Fucini, L’eredità di Vermutte -6/6

[…]   — E quella donnaccia e que’ ladri arricchiti de’ su’ parenti avranno ogni cosa! E nessuno lo sa quello che si patisce! e nessuno ci vede, e nessuno ci compiange perchè l’onore preme a tutti e si ha vergogna di portare la nostra miseria a mostra per le vie. — Vermutte canta —…

Renato Fucini, L’eredità di Vermutte -5/6

[…] — Tu non ammazzerai nessuno, Vermutte. Hai rammentato i tuoi figlioli, e questo mi basta per assicurarmi. — Signor Filippo…. — Mettiti in calma e ragioniamo. — Signor Filippo, io faccio qualche pazzia…. lo sento, lo sento. La scesa era finita e si era entrati nella valle tutta piana come un pallottolaio fino al…

Renato Fucini, L’eredità di Vermutte -4/6

[…] La strada piana era vicina a terminare e cominciava subito la scesa, quella scesaccia delle Fonte, dove c’è quella croce che ci morì per una ribaltatura quell’armeggione del fattore Spinelli. — Adagio, Vermutte! ricordiamoci delle Forre. — Non mi sentiva nemmeno. E allora serriamo le valvule. — Sai, Vermutte, che cosa mi garba poco?…

Renato Fucini, L’eredità di Vermutte -3/6

[…] — Ahu! ahu! — tonfi, urli, schiocchi, e giù, a rotta di collo, per una scesa che faceva rizzare i capelli. Era uno sganascio di legno, uno scatenìo di bubboli e di ruote, una grandine di sassi che schizzavano frullando nei campi e nelle fosse, di qua e di là dalla strada, e un…

Renato Fucini, L’eredità di Vermutte -2/6

[…] Quella sera teneva cattedra Pippo del Mugelli. — Di questa scenetta, per esempio — diceva Pippo — fui parte e testimone l’altro giorno quando andai da Beppe di padule per quel fieno delle forniture. Era tanto che non mi era mosso per una passeggiata un po’ lunga, che mi venne voglia di farmela gamba…

Renato Fucini, L’eredità di Vermutte -1/6

Col tempo freddo e piovoso che s’era messo, il Caffè del Popolo quella sera era tanto pieno che, non essendoci posto per tutti a sedere, molti bevevano ritti intorno ai tavolini o passeggiando per la stanza. E, di fra la nebbia dei lumi a petrolio che filavano e il fumo delle pipe gorgoglianti, si alzava…

Renato Fucini , I nostri migranti

Questa me la raccontò nel canto del fòco l’amico Raffaello, quella sera che m’invitò a cena a mangiare le pappardelle sulla lepre. Il sei di dicembre dell’anno passato, te ne ricorderai e se non te ne ricordi non importa, fece un tempo da diavoli. A guardare la montagna poi, era uno spavento; e anche di…

Renato Fucini, E com’era bella e ricca a quei tempi Livorno!

E com’era bella e ricca a quei tempi Livorno! La sua vantaggiosa posizione sulle coste tirrene, l’ampiezza e la comodità dei suoi bacini, il privilegio del porto franco, l’energica operosità dei suoi cittadini e le diverse condizioni politiche e commerciali dell’Italia a quei giorni, ne avevano fatto lo scalo più importante del Mediterraneo. Le vie…