Idelfonso Nieri – Perchè Rosina smise di dire il Rosario

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Lucca - Donne al lavoro in campagna
Lucca – Donne al lavoro in campagna – Immagine tratta da “Come eravamo – Lucca” – Edito Il Tirreno

Una povera donna ragionava un pezzo fa con un’altra donna molto più giovane, e raccontava quanto aveva dovuto patire un anno di gran carestia, non mi rammento più se nel 1847 o nel 1854.

«Il più che mi faceva dolore, era quando mi toccava mettere i figliuoli a letto senza cena, senza un boccon di cena; quelle eran passioni!»
«Io poi a quello non mi ci son mai ritrova».
«Va! allora ‘un hai provato nulla!»
«A stentare di companatico, e ‘un averne anco nulla, sì, ma il pane per me e per la famiglia, prima Iddio, c’è sempre stato».

«Allora ‘un hai provato nulla nel tu’ mondo!
Avessi auto del pane o della polenta, avrei scritto al papa Carissimo fratello!
Ma una volta andammo tredici sere di seguito a letto senza cena, tredici sere! senza tocca’ nulla con un dente: una bevuta d’acqua e felice notte!
Quelli enno strappacuori, di dire ho cinque figlioletti e ‘un ho neanche una boccata di pan nero da dargli! Per me per me sola sarebbe stato pogo, ma la gran pena era quella di quelle creaturine!
Dire, gua’, una volta per maladetta disgrazia si deve patir la fame un giorno, o una notte e poi sapere che domani o doman l’altro ce ne sarà per tutti, non sarebbe nulla; ma pensare: stasera è nera, doman da sera è più nera, e non sapere per quanto tempo ce n’è sempre da patire, quelli en purgatori!
Quando ci andavo io sola, me ne tiravo su una calza; e la mattina cantavo come una serena.
Delle volte gli avevo messi a letto e poi veniva la provvidenza!
Allora li risvegliavo se avevan preso il sonno, accendevo il fuoco, mettevo il paiuolo su, e facevo la polenta.
Di quelle consolazioni!
La provvidenza era Mannarone. Veniva, sentiva tutto zitto, vedeva tutto spento, picchiava, bussava alla porta:
Ohe! Che c’è qui? Le Quarant’ore? o c’è morto uno? Dite un po’, Rosa, sete senza cena?
E io che gli avevo a rispondere?  «Si!»
E lui tornava via e dopo un popo’ riveniva colla farina.
Perchè, Mannarone sarà stato sversato e di fare delle burle e degli scherzi e si, ma poi era proprio di cuore, un cuore! di que’ cuori ‘un se ne dà!
Mi vien da ridere, e sarebbe da piangere, di quello che mi successe una volta.
Una sera m’ero buttata inginocchione là in un canto e avevo principiato un po’ di Rosario; eccoti subbito que ragazzetti tutti d’intorno: «Che mangiate, mamma? Che mangiate mamma? Datecene un popo’ anco a noi!»
Si credevan che ciancicassi qualcosa, poverini!… Mi convense smettere di dire il Rosario, per non vederli patire!»

 

 

( Idelfonso Nieri, “Perchè Rosina smise di dire il Rosario” , tratto da “Cento racconti popolari lucchesi”, 1908 )

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. fulvialuna1 ha detto:

    Ci trovo un doppio senso…bella e significativa.

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  2. Miss Precisetti ha detto:

    Bello, bello, bello… grazie!

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